Il Calasanzio e la Madonna (1)

Origine mariana dell’Istituto

Il giorno 25 marzo dell’anno 1617, festa dell’Annunciazione del Signore, segna la data della nascita della nuova «Congregazione dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie». In questa data infatti il Cardinale Benedetto Giustiniani, nella Cappella del suo palazzo, vestì il P. Giuseppe Calasanzio dell’abito della nuova congregazione, che aveva per fine l’educazione dei fanciulli poveri. Nel medesimo giorno, nell’Oratorio delle Scuole Pie di s. Pantaleo, ricevettero l’abito stesso nelle mani del Calasanzio altri quattordici religiosi.

Devoto fin dall’infanzia della s. Vergine, volle chiamarsi «Giuseppe della Madre di Dio», nome sotto il quale è abitualmente invocata nelle diocesi della provincia ecclesiastica aragonese, di cui era originario.

Noto come S. Giuseppe Calasanzio, devotissimo alla Vergine, facesse del culto mariano uno dei capisaldi dell’Istituzione calasanziana.  Si comprende, perciò, come gli Scolpi, eredi dello spirito di un sì grande Padre, si siano distinti per questo spirito spiccatamente mariano che hanno saputo trasfondere mirabilmente nei loro alunni.

Il Calasanzio volle tenere ben presente davanti agli occhi puri e impressionabili dei suoi bimbi e ragazzi la devozione alla Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio. Egli era profondamente convito che l’immagine materna di Maria, la sua purezza, la sua umiltà, la sua obbedienza, la sua vita consumata nel lavoro quotidiano e nel suo servizio fedele a Cristo potesse servire ad essi come ideale della massima attrazione.

Raccomandava loro di inginocchiarsi prima di coricarsi e di recitare cn le braccia incrociate cinque Ave in onore delle lettere del nome di «MARIA».

Tanto la mattina quanto la sera, mentre venivano accompagnati dai Padri alle loro case, i fanciulli recitavano, a voce bassa, il santo rosario, fedeli ad un amorevole consiglio del Calasanzio.

Toccante era il seguente atto di offerta alla Vergine SS.ma che gli alunni delle Scuole Pie facevano durante l’«Orazione Continua» davanti al SS.mo Sacramento: «Vergine purissima e santissima madre del Figlio di Dio Gesù Cristo, Redentore dell’anima mia, anche a voi offro tutto il mio essere, accettate il mio omaggio. Accettate, o Madre della grazia, la mia piccola offerta; favorite, guardate a questa creatura miserabile e piena di peccati e ottenetemi da Gesù il perdono di tutte le mie colpe. Aiutami ora e sempre e nell’ora della mia morte. Salve, Regina».

L’insegnamento dei Padri scolopi non era ristretto solamente a ore determinate e fisse, perché ad ogni momento l’insegnamento doveva cogliere l’opportunità di inculcare il principio di ogni sapienza, il Timor di Dio, chiaro che la pietà, ossia la religiosità, si manifestava nelle pratiche devote e di queste nello stesso tempo si alimentava.

La giornata, perciò, non solo dei maestri, ma degli alunni era caratterizzata da molti atti di culto: la preghiera apriva e chiudeva le ore di lezione, erompeva dalle labbra dei fanciulli accompagnando ogni loro occupazione; l’annessa cappella accoglieva tutti, maestri e scolari, al mattino per la S. Messa, la sera per il canto delle Litanie alla Madonna.

Nell’Istituto si praticava, come già accennato, l’«Orazione Continua», ossia a turno due fanciulli stavano in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento e a volte a gruppi di dodici, ordinatamente, si succedevano nell’oratorio a pregare, a cantare, ad ascoltare la parola del padre.

Il Calasanzio comprese come le suppliche dei suoi piccoli fossero la grande forza dell’Istituto, il motivo principale della benedizione di Dio e della Vergine.

Nel suo culto alla Vergine S. Giuseppe Calasanzio trovò il conforto delle sue più amare giornate.

Il culto mariano nelle Costituzione delle Scuole Pie

La vita degli Scolopi è tutta profumata, si potrebbe dire, della devozione mariana.

Nelle funzioni religiose e nelle preghiere comunitarie predomina l’invocazione alla Madonna; il «Sub tuum praesidium» conclude tutte le pratiche di pietà dei religiosi.

Le Costituzioni, prima dell’aggiornamento e della revisione, stabilivano di recitare ogni giorno in comune le Litanie Lauretane, seguite dalla «coroncina» in onore alla Madonna, composta da cinque salmi e di cinque antifone che iniziano con le lettere del nome di Maria.

Esse raccomandavano anche, come una delle ultime volontà del Fondatore, di recitare il S. Rosario. Le regole prescrivevano un digiuno speciale nelle vigilie delle sette classiche feste della Vergine: Immacolata Concezione, Natività, Presentazione, Annunciazione, Visitazione, Purificazione e Assunzione. In questi giorni nelle scuole era vacanza e tutti dovevano assistere ad una messa solenne.

Le nuove Costituzioni, nel determinare le pratiche di pietà, hanno tenuto conto dei criteri suggeriti dal Concilio Vaticano ed hanno consigliato di rispettare le preghiere tradizionali, adattate ai nuovi tempi, in particolare di essere fedeli alla recita del rosario e di onorar la B.V. Maria, Patrona dell’Ordine e di celebrare co filiale devozione le sue feste, secondo il calendario romano e quello proprio degli Scolopi.

Il culto mariano, fattore importante nell’educazione della gioventù

Oltre le pratiche ordinarie di devozione, il Calasanzio suggeriva ai suoi figli spirituali alcuni mezzi particolari per ottenere una migliore riuscita nell’educazione dei giovani. Egli volle creare nella scuola e tra gli alunni una specie di atmosfera mariana. Così, per tutta la durata dell’orario scolastico (come leggiamo in un antico regolamento in vigore prima in Sardegna, poi nelle prime casi fondate in Spagna) egli volle che alla fine di ogni ora si lezione si indirizzasse un saluta alla Vergine.

Nel pomeriggio tutti si recavano in chiesa sia per la recita delle Litanie sia per la preghiera della «Corona delle dodici stelle della Beatissima Vergine Maria».

Questa preghiera fu composta interamente dal Calasanzio verso il 1623 per uso e servizio degli alunni delle Scuole Pie. Una serie di invocazioni mariane.

«Io desidero -scriveva- che tutti i nostri alunni pratichino giornalmente questa devozione verso la SS. Vergine, in modo che come ricompensa di questa lieve fatica, essi si rendano degni della protezione della Madonna durante la loro vita e la loro morte».

Il Calasanzio affermò che erano invocazioni quotidianamente recitate e meditate dagli alunni con grande devozione. Ottima pratica questa e con ragione amata e voluta dal Santo, perché, ad esaminarla bene, essa è densa dei sublimi misteri dell’Incarnazione, dell’Immacolata Concezione e della Maternità divina, contemplati in armoniosa unità. La preghiera è pervasa di profonda devozione alla Vergine e di sincera azione di grazie alla SS. Trinità, fonte di tanti favori.

Il pensiero e le parole sono poste in modo che siano accessibili anche agli alunni, che, contemplando l’assidua e fedele corrispondenza della Vergine alla grazia, si infervorano a seguire sempre e in ogni dettaglio la volontà di Dio, man mano che si manifesta lungo il cammino della vita.

Certamente l’immagine splendida della «Donna vestita di sole» restò scolpita per sempre e indelebilmente nel loro cuore come pegno di fedeltà fino alla morte, come auspicio di vita e costumi immacolati.


[1] CERRI A. (1995).  Il Calasanzio e la Madonna. Rivista Regina Nostra. Frascati. pp. 15-17