Dal 17 al 19 febbraio 2025 si sono tenute le giornate delle Scuole Pie d’Europa a Barcellona, dal titolo: “Orizzonti di speranza”. Vi hanno preso parte delegazioni provenienti da tutta la circoscrizione europea (Emmaus, Betania, Catalogna, Italia, Austria, Francia, Ungheria, Polonia e Slovacchia) e delle più disparate categorie: sacerdoti scolopi, studenti in formazione, giovanissimi studenti delle nostre scuole, docenti, laici membri della fraternità. Della nostra Provincia erano presenti: il padre provinciale Sergio Sereni, padre Alberto Magrone, padre Stefano Locatelli, padre Francesco Pandolfi, Ainara Horrillo Larrea, docente di spagnolo presso l’Istituto Alfani di Sesto Fiorentino, Laura Castella, direttrice della scuola di Genova, Antonio Ciaramella, prenovizio. Il programma è stato il seguente:
17/2
Il padre Generale e l’Assistente per l’Europa hanno aperto l’incontro, esortandoci a essere come il Calasanzio, uomini e donne di speranza, pronti a dare nuove risposte alle necessità dei bambini e dei ragazzi di oggi, in fedeltà al nostro carisma. Per poter ascoltare la voce dello Spirito, che sospinge i nostri passi e parla per bocca dei fratelli, abbiamo scelto di ritrovarci a Barcellona, per pensare uniti come affrontare le tante sfide educative dei nostri giorni. I tavoli erano circolari, come quelli del sinodo, a ricordare l’eguale dignità di ciascun partecipante, dai ragazzi più giovani al padre Generale. Il risultato che ci si attende da questo incontro non è un piano fattivo o un arido modulo, è un risultato evangelico: si attendono frutti e, per far ciò occorre esser pazienti come l’agricoltore, certi che i semi di questi giorni, con una forza piccola, lenta, eppure inarrestabile germoglieranno e fruttificheranno.
L’incontro è stato arricchito dall’intervento di un celebre filosofo Catalano, autore di numerosi libri, Josep Maria Esquirol, sul tema della speranza. Secondo il filosofo, non esiste dapprima un io che si relaziona a un tu, ma non ci può essere io senza tu, l’altro è parte costitutiva di me, della mia vita, senza l’altro io non sarei; questa dipendenza dall’altro non è un difetto ma un regalo. Secondo Esquirol, inoltre, un presente senza speranza nel futuro è un presente malato, è un vero inferno in cui non si può vivere, dunque non si può vivere senza speranza. La scuola è stata definita dal filosofo come luogo del calore e della cura (come la casa), ma anche luogo dove l’insegnante deve indicare, segnalare le cose belle, profonde, gustose della vita; nel segnalare l’insegnante deve mostrare passione, deve produrre delle vibrazioni. Senza una vibrazione non c’è nessun vero incontro con l’altro e nella vita gli incontri sono decisivi.
Il padre Generale ha, poi, letto un brano degli Atti degli Apostoli (At 16,6-15): si tratta del primo annuncio del Vangelo in Europa. Nel brano si vede come, seppur in un momento di difficoltà, come il post concilio, Paolo decida di andare fuori, ai margini, in uscita e annunzi Cristo, ascoltando e parlando con delle donne. Paolo dal carattere forte, irascibile, si sente obbligato a dimorare presso la casa di Lidia, perché anche lui le aveva aperto il suo cuore: era un incontro vero, di quelli che producono delle vibrazioni, come ricordava Esquirol. Il Vangelo è dunque entrato in Europa annunciato ai margini e con una certa sintonia, con l’ascoltarsi reciproco di Paolo e Lidia.
Padre Pedro ha, in seguito, dato un rapido sguardo alla situazione attuale dell’Europa: un continente molto complicato in cui l’Ordine è presente da più di quattro secoli con una storia straordinaria. Attualmente, in Europa si contano 89 scuole e 58 parrocchie. Numericamente, l’Ordine cresce in Africa e Asia, decresce in Europa: la speranza cristiana è piena di inquietudine. In Europa vi sono 34 studenti (juniors), di essi 15 non sono europei. Il padre Generale ci ha ricordato come nel primo articolo delle Costituzioni, le Scuole Pie si riconoscono come opera di Dio e dell’ardimento del Calasanzio. In Europa c’è molta audacia: le presenze in Ucraina, Austria, Mozambico… Siamo figli del Calasanzio e dobbiamo avere chiaro che siamo opera di Dio, che ci custodirà Lui; dobbiamo essere audaci per intraprendere sempre scelte coraggiose verso i piccoli e le periferie e al contempo pazienti, per confermare con costanza giorno per giorno le nostre scelte. La mattinata si è conclusa con un’esibizione musicale di tre studentesse di Barcellona. Nel pomeriggio ogni provincia ha presentato le proprie buone pratiche di speranza. In seguito si è riflettuto su come e quando le Scuole Pie sono significative.
18/2
Il secondo giorno si è aperto con la conferenza di Meritxell Ruiz, Segretaria generale della Fundaciò Escola Cristiana de Catalunya ed ex Ministro dell’Istruzione del Governo della Catalogna. Dopo averci fatto riflettere sulla drammatica mentalità secolarizzata, individualistica che pervade il mondo ed entra nelle porte delle nostre scuole, Meritxell si è interrogata su quale sia la specificità delle scuole cattoliche; se non ci fosse alcuna specificità, la loro esistenza sarebbe del tutto accessoria. L’educazione cattolica non mira solo ad accrescere le conoscenze, ma anche a fornire dei valori; la peculiarità delle scuole cattoliche è la competenza samaritana, cioè lo sguardo verso le ingiustizie, la misericordia, il coraggio, l’audacia di soffermarsi, l’essere in uscita, è andare oltre l’empatia, si tratta di compassione, di vedere gli altri con gli occhi di Dio. Siamo chiamati a educare samaritanamente. Le scuole sono importanti, perché spesso sono il luogo del primo annuncio, anche a causa della penuria di giovani nelle parrocchie. La scuola non può chiedere l’adesione alla fede, ma può preparare alla ricerca; l’identità non può essere imposta, ma va proposta. A tal proposito, ci si può chiedere come presentiamo la nostra identità ai docenti e agli alunni? Come lavoriamo affinché i nostri alunni acquisiscano la competenza samaritana? Chi aiuta e accompagna i docenti, chi trasmette loro il carisma, l’identità? La scuola, inoltre, deve essere una comunità. Meritxell ci ha esortati a essere chiari su quello che siamo con i genitori che iscrivono i loro figli nelle nostre scuole e con i docenti che insegnano nelle nostre scuole. Le nostre scuole devono essere apertura a tutti, ma ferme e chiare nella loro identità. Il padre Generale ha apprezzato particolarmente le domande proposteci, sottolineando come una delle sfide sia porsi delle buone domande sul carisma, dono dello Spirito e tesoro prezioso che abbiamo, e sulle imperfezioni con cui lo portiamo avanti. La mattinata si è conclusa con un’esibizione culturale dei bambini di una nostra scuola in Catalogna, che hanno ballato con tutti i partecipanti la sardana, danza tipica locale appresa in un progetto scolastico.
Nel pomeriggio, è stato dato ampio spazio ai giovani, che hanno potuto esporre il proprio punto di vista sulle chiavi di vita affinché l’Ordine possa avere un futuro in Europa. Sono emerse l’importanza del continuare a camminare insieme in maniera sinodale, il ruolo centrale dei giovani, il ruolo imprescindibile dei laici, senza cui le Scuole Pie non potrebbero andare avanti, l’importanza di avere docenti preparati, che facciano appassionare alle proprie materie e trasmettano valori, l’importanza di una scuola che sia un ambiente amichevole e familiare in cui ritrovarsi, la gioia delle esperienze vissute con il movimento Calasanz, come ad esempio ritiri di classe o pigiama party a scuola.
19/2
Il terzo giorno è stato caratterizzato dalla conversazione nello Spirito. Su ogni tavolo è stata posta una candela, simbolo dello Spirito Santo, accesa dai giovani presenti, per simboleggiare il loro sogno di un Ordine rinnovato. Si è trattato di uno sforzo di cammino sinodale, di ascolto profondo e reciproco. Dalla conversazione è emerso che il ministero delle Scuole Pie è un ministero insostituibile, abbiamo una missione, un’identità chiara e una responsabilità. Viene fatta presente, inoltre, la necessità che il cammino insieme non si concluda con queste giornate, ma anzi, a partire da questo incontro, possa aumentare sempre più. È stata particolarmente toccante la presenza a sorpresa del precedente padre Generale, Josep M Balcels, che ci ha invitato a non trascurare mai gli anziani e, colmo di gioia per aver visto in noi il futuro delle Scuole Pie, come il vecchio Simeone, ha esclamato il suo nunc dimittis.
L’incontro si è concluso con l’intervento del padre Generale che ha sottolineato come abbiamo vissuto una vera esperienza scolopica: abbiamo pregato, condiviso l’Eucaristia, riflettuto, ascoltato, vissuto la vita fraterna, erano presenti bambini e giovani. Citando la lettera del Calasanzio del 17 marzo 1646, a seguito della riduzione dell’Ordine che non avrebbe potuto più accettare novizi, ci ha esortato: “continuate a lavorare per i bambini, rimanete uniti, confidate in Dio e non perdete l’allegria”. Con il cuore “vibrante” e ricolmo di gioia desideriamo far nostre queste parole, impegnandoci a essere portatori di speranza nelle nostre realtà.
Antonio Ciaramella
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