Il paziente sbagliato

Caro Padre Provinciale,

Carissimi Tutti,

sono parecchi giorni che incessantemente sentiamo parlare pedagogisti, psicoterapeuti, filosofi, sociologi, politici e giornalisti di emergenza educativa, di educazione all’affettività, di empatia, di disagio minorile, di isolamento sociale e via dicendo. La diagnosi prevalente, generalizzando ovviamente, delinea un profilo dei nostri ragazzi come soggetti ansiosi, fragili, stressati dalle difficoltà quotidiane, insomma in crisi profonda, e nei casi più gravi malati in quanto affetti da veri e propri disturbi della personalità.

Ovunque, nei giornali, in televisione, nelle sedi istituzionali ci si interroga sulle cause di un simile disastro sociale individuando, di volta in volta,  a seconda delle opinioni,  importanti responsabilità in capo alla famiglia, alla scuola, ai social insomma alla società in tutte le sue componenti.

 Se sulle cause il dibattito risulta ancora aperto ed i punti di vista si alternano e si contrappongono, sui rimedi invece le idee appaiono meno definite, salvo poi convergere tutte nell’individuare nella scuola il contenitore sociale in grado di arginare la tempesta ed impartire ai nostri ragazzi quell’educazione all’affettività ed alle emozioni necessaria per sviluppare in loro il senso di responsabilità ed il rispetto per il prossimo. La scuola insomma, lasciatemelo dire, come spesso accade in Italia, deve farsi carico di tutto e naturalmente anche dell’emergenza in atto, educando i ragazzi all’affettività e alle emozioni sulla base di una precisa delega ministeriale.

Potrei con una certa velata polemica precisare che le scuole del Calasanzio non hanno necessità di leggi delega governative poiché da sempre si occupano dell’educazione INTEGRALE dei bambini e dei fanciulli, educazione che rientra in un  progetto educativo serio e responsabile.

Accogliendo in ogni caso la cosiddetta “chiamata alle armi” al Calasanzio di Cornigliano abbiamo organizzato il giorno 6 dicembre 2023 alle ore 17,30 un incontro aperto a genitori e docenti dal titolo “Essere genitori di adolescenti nel mondo di oggi”, relatrici le dott.sse Cristina Potente e Alessandra Basso, entrambe psicoterapeute di un noto Centro di psicoterapia di Genova, il Centro Leonardo.

Il tema proposto fin da subito ci è parso interessante ed a posteriori, per come si è sviluppato il dibattito, possiamo, senza dubbio affermare che si è trattato di una scelta azzeccata.

Il tema è  senz’altro impegnativo. Ciascuno di noi, di fatto, con la nascita dei propri figli assume un vero e proprio ruolo, il difficile ruolo di genitore appunto, ruolo spesso purtroppo improvvisato e talvolta non accompagnato dalla necessaria consapevolezza. Se infatti  essere genitore è un fatto automatico  legato alla nascita,  VOLERE FARE il GENITORE, (ossia colui che genera e accompagna con autorevolezza e amore il cammino dei propri figli per renderli uomini e donne consapevoli e responsabili) è un preciso impegno da assumere con coraggio, è una scelta per tanti, direi un dono per noi credenti, che incide sul cammino di vita di ciascuno. E’ un cammino di vita certamente non semplice che si traduce oggi per diversi genitori in un percorso pieno di ostacoli, di difficoltà, di incertezze, di paure.

 Chiunque opera nelle nostre scuole non farà fatica a confermare  di aver appurato con mano l’enorme difficoltà in cui versa una parte consistente dei genitori nella gestione dei propri figli. Le ragioni naturalmente sono differenti da caso a caso ed investono la sfera personale anche se non sfuggono alcune costanti.

Oggi, più di prima, nelle nostre scuole registriamo in alcuni genitori un fare incomprensibile che nega ai figli l’autonomia, impedisce l’autostima, non conosce la gioia creativa. Constatiamo in prima battuta una totale carenza di autorevolezza dei genitori nel rapporto con i figli, circostanza che a mio avviso costituisce un allarme sociale da non sottovalutare. Osserviamo comportamenti caratterizzati da una pesante ingerenza nella vita del proprio figlio che si manifesta in una sistematica anticipazione dei suoi bisogni. I genitori, infatti, anticipano i bisogni dei figli e si sostituiscono ad essi, sovrastandoli nei propri compiti, nelle cose da fare, nelle relazioni con i terzi siano essi adulti o pari. Quante volte a scuola avete corretto compiti fatti di sana pianta dalla mamma o ricevuto genitori che ancora, vi assicuro,  nel biennio del liceo, nei colloqui con i docenti utilizzano la locuzione “noi abbiamo studiato storia”.

Mi chiedo allora come può un ragazzo sviluppare l’autostima se i genitori non gli offrono la possibilità di confrontarsi con la fatica, le difficoltà, poiché per facilitargli il cammino continuano a ridurre gli obiettivi al minimo sindacale in assenza di una reale difficoltà.  Come può un ragazzo credere in se quando i suoi successi hanno la firma della mamma che presiede e sovrasta ogni suo agire, e gli insuccessi derivano invece dalla propria incapacità.

A questo modo di interpretare la genitorialità sopra descritto si contrappone  l’atteggiamento di ALTRI genitori che, diversamente dai primi, non vedono l’ora di delegare ai terzi, quasi sempre alla scuola, la gestione dei propri figli offrendo per così dire una sorta di delega in bianco a favore di chiunque possa essere in grado di accudire il proprio figlio, riservando a se stessi prevalentemente l’adempimento degli oneri economici.

 Ci tengo a precisare che il problema non riguarda solo gli studenti più grandi, come si potrebbe facilmente pensare, ma investe anche e soprattutto i più piccini. Vi invito a domandare alle maestre dell’infanzia, che non potremmo mai ringraziare abbastanza perché sono il motore delle nostre scuole, per quanti bambini si trovano costrette a sovraintendere al posto dei genitori alla loro igiene personale perché a casa questo aspetto non viene, in alcuni casi, per nulla seguito e curato da chi di dovere.

Caro Padre Provinciale, Carissimi Tutti,  allora mi chiedo e Vi chiedo non stiamo per caso  curando il paziente sbagliato? 

Dietro un bambino che a tre anni trascorre ore e ore davanti ad uno schermo, c’è un genitore o un adulto di riferimento che glielo consente.

Dietro un ragazzo di dodici anni che possiede un telefonino da mille euro, c’è un genitore o un adulto di riferimento che glielo ha comprato.

Dietro un ragazzo disinteressato e pigro, che non attende ai propri impegni, nonostante abbia le capacità e di sovente un ventaglio di facilitatori quali ripetizioni, tutor e quant’altro, c’è spesso un genitore o un adulto di riferimento che lo giustifica ad oltranza e che a sua discolpa individua di volta in volta il colpevole di turno, sia esso il professore di matematica e/o il compagno di classe fastidioso.

Guardate che non mi sono inventata nulla sono tutti esempi vissuti che chiunque opera nelle nostre scuole vive, conosce e cerca faticosamente di contrastare.

 Ma se questo è ciò che accade nella realtà credo allora che occorra una riflessione profonda su come intervenire sui genitori, con quali strumenti, in che modo,  in che tempi. Carissimi sono interrogativi a cui personalmente non so rispondere, ma sono convinta che dobbiamo attivarci nell’aiutare i genitori a trovare o ritrovare il senso del proprio ruolo, per svolgerlo con impegno e reale consapevolezza, per comprendere gli effetti sui figli delle scelte operate, per incoraggiarli nell’assumersi la responsabilità educativa dei propri figli.

Caro Padre Provinciale, Carissimi, questo è un tempo in cui molti dei nostri bambini, certamente non tutti, pensano, parlano, si vestono come piccoli adulti, seguono le tendenze, ma sono BAMBINI E BAMBINE, RAGAZZI E RAGAZZE che hanno il diritto di poter vivere la propria età senza dover essere catapultati altrove, in un mondo adulto che per il momento non dovrebbe essere ancora di loro competenza.

Per onestà intellettuale mi corre l’obbligo, di fare una digressione, e di evidenziare che a mio parere noi donne madri siamo in alcuni casi le maggiori responsabili di questa emergenza educativa perché in qualche modo ci siamo riservate senza lasciare spazio ad altri l’educazione dei nostri figli, e talvolta non per assenza dei padri ma per volontaria riserva, e così facendo abbiamo plasmato il loro cammino utilizzando ed incentivando sistemi educativi tipici del nostro mondo femminile. E’ quindi indispensabile a mio parere rinvigorire e riscoprire un ruolo paterno in grado di bilanciare gli eccessi e riequilibrare i percorsi.

Caro Padre Provinciale, sono fermamente convinta che le nostre scuole debbano continuare ad educare ed istruire i nostri bambini e i nostri ragazzi con quella che a mio giudizio è da sempre la migliore medicina sociale, la cultura, quella medicina propugnata dai vari Dante, Manzoni, Leopardi e via dicendo, una medicina che, se somministrata da docenti appassionati, e anche su questo punto ci sarebbe da parlare per ore, renderà i nostri figli capaci di stupirsi, di entusiasmarsi e di comprendere la vita affrontandola con fiducia, ottimismo  e creatività.

La scuola può fare molto e tutti noi cerchiamo di essere all’altezza del nostro compito ma non possiamo non prendere in considerazione la situazione in essere ben sapendo che l’educazione non è un fatto privato ma comunitario e ne discende che se l’anello iniziale della catena risulta disorientato e non sistemico al suo scopo i successivi passaggi ne erediteranno gli effetti nocivi.

Ci tengo a precisare, per evitare fraintendimenti di sorta, che sono perfettamente consapevole che le nostre scuole e le nostre comunità sono piene di ragazzi e ragazze  sereni ed impegnati,  accompagnati da genitori consapevoli e responsabili, ma noi dobbiamo rivolgere lo sguardo a chi soffre perche come ha ben detto qualcuno “ la bravura di un’insegnante non si misura sugli studenti che sono già bravi in partenza, ma sulla capacità di aiutare chi è in difficoltà e di RISOLLEVARLO DA UN DESTINO CHE ALTRI CREDEVANO GIA’ SEGNATO”

Questo è il nostro compito e questo ci ha insegnato il Calasanzio.

Caro Padre Provinciale, carissimi tutti, concludo con una certezza, sono sicura che l’intera Comunità Calasanziana, dalle scuole alle parrocchie, in questo particolare momento saprà aprire il proprio cuore per essere ancora una volta Cooperatrice e Sostenitrice della Verità.

 Vi ringrazio per il tempo, la pazienza e l’attenzione.

Un caro saluto

Genova 8 dicembre 2023

Laura Castella, Direttrice

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