1937 – 2016
Annibale Divizia dell’Immacolata nasce a Poli il 18 gennaio 1937. Con il supporto dei genitori già dai teneri anni viene educato ad una vita cristiana solida e concreta: dalla madre Elena riceve l’esempio di una grande fede e dal padre Elpino, direttore della banda musicale del paese, di cui anch’egli fa parte fino all’ingresso nelle Scuole Pie, l’esempio di una fede operativa, impegnata nel quotidiano. La sua famiglia, originaria del posto, risiedeva all’ombra della chiesa e del convento di santo Stefano, casa storica del noviziato della Provincia Romana delle Scuole Pie, fondata dal Calasanzio nel 1628. Nell’ottica della provvidenza si può ravvisare già in questo piccolo segno quello che sarebbe stato il suo futuro di religioso e di presbitero come Scolopio.
Manifestata la sua iniziale vocazione, è accolto nello speranzinato di Frascati sotto la guida di p. Giovanni Grimaldi (1926 – 2021), che poi incontrerà più volte nel suo percorso formativo e di vita comunitaria, per proseguire gli studi iniziali ed avviare un primo discernimento vocazionale. Qui conosce, tra gli altri, p. Emilio Germani (1923 – 1995) e p. Secondino Zelli (1920 – 2010) verso il quale resterà sempre molto legato e riconoscente. Dopo l’esperienza tuscolana viene inviato nell’Urbe, per essere iniziato alla vita religiosa; in quegli anni come casa di noviziato era stata designata un’ala apposita dello studentato interprovinciale italiano Calasanctianum. Così l’8 settembre 1953 il giovane Annibale veste l’abito calasanziano insieme ad un nutrito gruppo di compagni, trai quali i pp. Roberto Innamorati, Paolo Rocca, Mario Taurino, Enzo Gatta, Arnaldo Carusi, Benedetto Giorgio Testa (1938 – 2021) Con loro condivide pure un servizio pastorale e caritativo verso i detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo, nei pressi dell’ospedale psichiatrico di santa Maria della Pietà.
Al termine del tempo di noviziato viene ammesso alla professione semplice dei voti religiosi, emessa il 12 settembre 1954, potendo così iniziare la sua formazione accademica, essendo formatore il p. Giovanni Dino Bravieri (1923 – 2008) e rettore della comunità p. Secondo Mazzarello (1912 – 1987). Dopo gli studi filosofici e teologici iniziali emette la professione solenne l’8 dicembre 1958 insieme ai confratelli pp. Vincenzo Cani, Paolo Rocca ed Enzo Gatta. Insieme a quest’ultimo e a p. Oscar Pellegrini viene ordinato presbitero il 9 aprile 1961.
Subito dopo l’ordinazione presbiterale viene inviato nella comunità di Alatri come maestro degli speranzini, i quali condividevano la loro giornata con gli ospiti dell’orfanotrofio dell’Ente Morale Arti e Mestieri Stanislao Stampa, affidato dalla Diocesi di Alatri, per qualche anno, alla Provincia Romana dei Padri Scolopi.
Dipoi l’obbedienza lo destina di nuovo nell’Urbe, in qualità di vicario parrocchiale di san Francesco d’Assisi a Monte Mario. Insieme al parroco, p. Giovanni Grimaldi, collabora attivamente nei vari gruppi parrocchiali, in una scuola serale per adulti, come pure nei quartieri di baraccati presenti nel territorio. Sono gli anni del Concilio Vaticano II e di
fermenti sociali non trascurabili, in cui p. Annibale ha modo di conoscere il ven. Giorgio La Pira, che nelle sue venute a Roma è ospite della comunità durante la permanenza di p. Ernesto Balducci, per diversi anni membro effettivo della comunità, dal quale sarà influenzato per il resto della sua vita. Nel 1959, in piena guerra fredda, La Pira fa uno storico viaggio in Russia dove tiene un intervento – testimonianza al Cremlino. P. Annibale ricorda come i preparativi di questo viaggio siano avvenuti proprio nella casa canonica di san Francesco d’Assisi a Monte Mario: dal p. Carmine Danise (1930 – 2019) riceve la camicia e una cravatta, dal p. Rosino Risi (1935 – 2019), a quel tempo assistente provinciale, un bel cappotto e dagli altri padri qualcosa che gli sarebbe stata utile. Per la comunità di Monte Mario è una testimonianza forte non solo nell’impegno per la pace ma pure per la povertà religiosa.
Nella primavera del 1966 p. Annibale sostituisce temporaneamente come docente p. Vincenzo Vitillo (1909 – 2000), gravemente ferito dopo essere stato investito da un’automobile, nell’insegnamento delle lettere al ginnasio del seminario tuscolano frequentato pure dagli speranzini della Provincia Romana. Negli anni seguenti torna frequentemente a Frascati sia come assistente ecclesiastico della Federazione Universitaria Cattolici Italiani, carica che gli era stata affidata ufficialmente su proposta del vescovo tuscolano mons. Luigi Liverzani (1913 – 1995) per il biennio 1966 – 1968, che come collaboratore nel santuario della Madonna delle Scuole Pie e nella relativa Venerabile Arciconfraternita, costituita dal Calasanzio nel 1620.
In quegli anni nasce un clima che avrebbe portato la Diocesi di Roma a preparare una serie di iniziative atte a stimolare la riflessione sulla vita cristiana nel mondo contemporaneo. Il 25 ottobre 1973 ha luogo una conferenza stampa dal titolo “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella Diocesi di Roma” tenuta da S.E. il Card. Ugo Poletti (1914 – 1997), cardinale presbitero dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, già direttore delle Pontificie Opere Missionarie e vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma. In seguito si svolge, dal 3 al 6 febbraio 1974, sempre nell’Urbe, un convegno su “Le attese di giustizia e di carità” (a cui partecipa con una relazione, in qualità di parroco, p. Giovanni Grimaldi). Si inaugura un vero e proprio confronto sulle nuove povertà presenti nel territorio della diocesi e nella realtà cittadina, sulle disuguaglianze e sui bisogni delle borgate, precipuamente dei tanti baraccati; viene rimessa al centro la questione sociale con le sue molteplici declinazioni. Se da una parte uno dei tanti frutti di quella riflessione è la nascita della Caritas diocesana e di numerose altre pie opere, grazie a don Luigi di Liegro (1928 – 1997), dall’altra una frangia di clero, ben prima del suddetto convegno, aveva deciso di mostrare tutto il proprio dissenso in seno alla Chiesa sulle medesime questioni. In un clima ben poco sereno e caritatevole viene redatta la famosa “Lettera ai cristiani di Roma” (23 febbraio 1972), chiamando direttamente in causa il Vescovo di Roma e le istituzioni ecclesiastiche di ogni ordine e grado. Firmatario di questo lungo testo è p. Annibale Divizia, seguito da altri sacerdoti e religiosi (don Roberto Zamboni, don Giuseppe Caccia, p. Silvio Turazzi, don Lorenzo Zanetti, don Mario Brunelli, p. Mario Faldani, don Rino Bonfante, don Mario Pasquale, don Marcello Morlacchetti, p. Rolando Palazzeschi, don Geremia Mazzola, don Roberto Sardelli). Questa lettera segna l’inizio di una rottura dei rapporti tra i sacerdoti
firmatari e la Diocesi di Roma, il che preclude a p. Annibale di divenire parroco di san Francesco d’Assisi a Monte Mario negli anni successivi, sebbene non di ricoprire la carica di assistente provinciale. Inoltre, in seguito ad un periodo di turbolenze occorse in parrocchia, viene trasferito a Frascati nell’ottobre del 1975.
Nei primi mesi dell’anno seguente è relatore nel convegno della diocesi tuscolana “Evangelizzazione e promozione umana” mentre prosegue il proprio impegno come animatore nell’ambito della pastorale familiare. Segue un periodo di permanenza nella comunità del suo paese natio, Poli, da solo insieme a fr. Giuseppe Gioeillini (1914 – 2007), mantenendo al contempo l’attività di insegnamento nei Licei linguistico e scientifico del Collegio Nazareno.
Dopo qualche anno è trasferito a Rieti, dove la Provincia Romana aveva una comunità e una parrocchia sin dal 1719 con sede nella chiesa e nel convento di san Giovanni in Statua. A seguito di un esproprio da parte del Municipio, e in previsione della demolizione del collegio e della chiesa, avvenuti nel 1929 per costruire un moderno hotel, il preposito Provinciale neo eletto (già parroco della medesima istituzione), p. Giulio Angelini (1883 – 1946), chiese ed ottenne a nome del p. Generale Giuseppe del Buono (1852 – 1931) che la parrocchia e la comunità potessero essere traslate nella chiesa e in alcuni locali del monastero benedettino femminile di santa Scolastica in via Publio Terenzio Varrone (oggi auditorium della Fondazione omonima). Nel nuovo ambiente, restaurato e riadattato per l’occasione a spese del Municipio, la comunità era a stretto contatto con il Carcere Giudiziario, ospitato in altri ambienti dell’ex monastero. Ai padri Scolopi venne anche affidata la cappellania del carcere fino al 1986, anno in cui la comunità viene ulteriormente traslata nella neo eretta parrocchia di santa Maria Madre della Chiesa. P. Annibale viene incaricato di mediare con la diocesi reatina la chiusura dei locali della comunità e della parrocchia e viene nominato vicario parrocchiale nella nuova sede, nel quartiere Micioccoli. La Provincia Romana sceglie di lasciare definitivamente la parrocchia e la città reatina, decisione accolta dalla Congregazione Generale dell’Ordine con un rescritto datato 29 aprile 1997.
Il XLIV Capitolo Generale, celebrato nell’Urbe nel luglio successivo, rielegge per il terzo mandato consecutivo come preposito Generale il catalano Josep Maria Balcells Xuriach per il sessennio 1997 – 2003 e, tra gli assistenti generali, p. Annibale, che al contempo riceve la nomina di rettore della Comunità di san Pantaleo, casa madre dell’Ordine. In quel periodo ha, tra le altre, la gioia di presiedere il 12 luglio 1997 a Firenze, nella nostra chiesa di san Giovanni evangelista, la Santa Messa di ringraziamento in occasione del cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale dei confratelli, colleghi ed amici, Beniamino Giovannuzzi (1924 – 2014) e Angelo Cerri (1923 – 2008), ordinati il 12 luglio 1947 nella cappella del Calasanctianum insieme a p. Giuseppe Ascione (1924 – 1977), p. Paolo Rimoldi (1923 – 1995) e al già citato p. Emilio Germani.
Con un piccolo gruppo di chierici intraprende, nell’Urbe, nel quartiere la Pisana, XLIV zona dell’agro romano, un’esperienza come direttore educativo della Città dei Ragazzi, fondazione che si occupa dell’accoglienza dei minori in difficoltà favorendone il pieno
sviluppo personale e sociale. Al contempo è rettore della comunità nonché maestro dei chierici tra cui vi è p. Andrès Valencia Henao, allora studente. Nonostante i buoni propositi il metodo educativo dell’ente non è del tutto compatibile con il carisma e lo stile calasanziano e anche le forze a disposizione risultano insufficienti. Così, dopo qualche anno l’esperienza si conclude con relativa serenità.
Al termine del mandato viene trasferito in Toscana, alle Scuole Pie Fiorentine, come rettore ed economo della comunità e della scuola. Proseguendo la collaborazione avviata negli anni con la Fondazione Ernesto Balducci di cui era divenuto presidente nel 2005. A breve distanza dal Giubileo del 2000 le quattro Provincie italiane delle Scuole Pie (Romana, Napoletana, Toscana e Ligure) si interrogano sulla propria identità, sul carisma calasanziano nel nuovo millennio e inevitabilmente sul proprio futuro, anche a fronte di un calo sensibile delle vocazioni che sembra non arrestarsi: si pensa all’unificazione di queste antiche realtà. Per valutare e concretizzare questo progetto la congregazione generale nomina p. Annibale come delegato del p. Generale ad hoc. L’unificazione formale avviene nell’anno 2007 con la celebrazione del primo Capitolo provinciale italiano, che elegge p. Dante Sarti (1939 – 2019) come preposito Provinciale.
Nel 2011 p. Annibale viene trasferito nuovamente nell’Urbe, come rettore ed economo della comunità dell’Istituto Calasanzio di viale Cortina d’Ampezzo, continuando ogni volta che può, ad andare a Frascati e Poli per animare quei gruppi di famiglie, giovani e sposi da lui seguiti, nei quali lascia una forte impronta. Nel 2012 viene colpito da un ictus, il che richiede un tempo di riabilitazione e di cure continue. Pur svantaggiato nel movimento e nella parola, cui tanto tiene, il suo impegno, lo spirito caparbio ed effervescente non vengono mai meno. Rende l’anima al suo Creatore nell’Urbe, per l’aggravarsi di un quadro clinico già precario, il 22 maggio 2016.
Fu uno scolopio studioso, erudito (laureato in lettere all’Università la Sapienza), brillante conferenziere, appassionato docente, prolifico scrittore, conoscitore del carisma calasanziano e del pensiero, nonché degli scritti, di p. Ernesto Balducci (1922 – 1992). Non lesinò il suo impegno a servizio dell’Ordine, ricoprendo anche la carica di assistente generale ma nemmeno in ambito politico, pastorale (soprattutto a Frascati, nell’Urbe, a Rieti), scolastico (di cui aveva una visione marcatamente laicale) soprattutto all’Istituto Calasanzio di viale Cortina d’Ampezzo, alle Scuole Pie tuscolane e al Collegio Nazareno, dove fu pure ministro del convitto.
Tommaso De Luca Sch.P.
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